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Di qua e di là dal mare


Dalla A alla Z, ventuno filastrocche illustrate per raccontare le migrazioni ai lettori di tutte le età. Un libro del maestro di scuola primaria Carlo Marconi (Edizioni Gruppo Abele).  “Sono filastrocche che tentano di cogliere, nel meraviglioso mosaico della diversità, quei tratti comuni che ci portano a riconoscere noi stessi come membri della composita e variegata famiglia umana”

“I miei alunni avevano visto immagini terribili in tivù. Alcuni barconi avevano preso fuoco, erano affondati in mare, nel nostro Mar Mediterraneo. Le finestre della nostra aula si sono spalancate e una pioggia di domande ha inondato i nostri banchi di scuola. Chi sono quegli uomini e quelle donne? Da dove sono partiti? Perché sono partiti? Perché volevano venire proprio in Italia? Come hanno fatto, i barconi, ad affondare? Quanti sopravvissuti ci sono? E i bambini? Perché anche i bambini?”.

Il maestro Carlo Marconi insegna ai bambini di una scuola primaria di Pavia e ha scritto un libro prezioso: Di qua e di là dal mare, filastrocche migranti (Edizioni Gruppo Abele, I Bulbi dei piccoli). Il suo viaggio inizia con la A di addio. Addio “alla mia casa che si allontana”, alla terra, agli amici, agli alberi incontrati passo dopo passo, durante il cammino. “E dico addio al vento e alla sua danza mentre la notte si sorseggia il giorno: nel cuore una promessa di speranza, negli occhi il desiderio del ritorno”. E finisce con la Z di una “zattera nella tempesta”, in mezzo alle onde, la zattera del naufragio, “zeta l’arrivo, la fine del viaggio: zeta la zattera di salvataggio”. Comincia con una partenza che non prevede un ritorno e si chiude con il rischio del mare che inghiotte. In mezzo, tra la A e la Z, trovano posto tutte le altre lettere dell’alfabeto e altrettante filastrocche migranti. È un progetto illustrato per spiegare le migrazioni ai più piccoli, partendo dai sentimenti di chi lascia il proprio paese per salvarsi e si mette in viaggio senza sapere cosa accadrà. Tra speranza e paura.

 

A, come Addio

“Mi volto e la mia casa si allontana,

scompare poco a poco la mia terra

al passo lento della carovana,

al passo indemoniato della guerra.

E dico addio agli amici, alla mia gente,

agli alberi che incontro sul cammino,

nel sacco quattro stracci e poco niente,

nel pugno della mano un sassolino.

E dico addio al vento e alla sua danza

mentre la notte si sorseggia il giorno:

nel cuore una promessa di speranza,

negli occhi il desiderio del ritorno”

 

“Sono filastrocche che tentano di cogliere, nel meraviglioso mosaico della diversità, quei tratti comuni che ci portano a riconoscere noi stessi come membri della composita e variegata famiglia umana – scrive il maestro Marconi – Sono filastrocche che, a tratti, hanno l’ingenua pretesa di voler smontare quei pregiudizi e quegli stereotipi che sono alla base di atteggiamenti razzisti, sempre più diffusi nelle nostre realtà quotidiane. Sono, infine, filastrocche di viaggio, dove il migrante è colui che si sposta per cercare un luogo dove sopravvivere, per garantire a se stesso e ai suoi cari un’esistenza dignitosa, proprio come le rondini della mia infanzia che volavano verso i paesi caldi”.

Redazione Prime Pagine

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